IL GIORNALE DELLA LOMBARDIA INDIPENDENTE

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L’unione (italiana) è finita!

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di STEFANO CRIPPA

“Per stanchezza, per fatica. Perchè ora basta. Abbiamo dato alla Spagna moltissimo di più di quel che ci ha restituito, sempre. Per troppo tempo, troppo. Troppo a lungo. Il matrimonio è finito. Ci si può separare con civiltà, restando buoni vicini”

Con questa frase detta durante un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”  dall’attuale presidente della Generalitat de Catalunya Artur Mas, si può riassumere il pensiero indipendentista.

La Lombardia ogni anno stacca un assegno di ben 56 miliardi di euro per il “privilegio” di far parte dell’unione italiana e per aiutare, almeno così dicono i membri del parlamento e del governo, le aree più “disagiate” del paese.

Qui, però, sorge un dubbio: non è che con la parola “aiutare” vogliono solo nascondere qualcosa d’altro? Ora mi spiego.

Quando una persona vuole aiutarne un’altra lo fa volontariamente, senza che qualcuno le dica la cifra che deve devolvere, infatti questo bel gesto viene descritto dalla parola “altruismo”; si chiama invece “rapina” quando vi è una terza persona che, con metodi coercitivi,  la obbliga a “donare” una parte dei suoi soldi per sussidiarne un’altra.

Ora sostituite i protagonisti dell’esempio precedente con la Lombardia, il Meridione e lo Stato Italiano e avrete il quadro completo: in poche parole, lo Stato rapina la Lombardia per tenere in una situazione para-coloniale il Mezzogiorno che, come noi, ma in modo diverso, subisce solo danni da questa unione forzosa.

Per risolvere questo problema i nostri territori hanno tentato di percorrere la strada, che è stata sbarrata dalle forze unioniste, del tentativo riformista passando per Roma, per ottenere la trasformazione dello stato unitario in una confederazione, in cui ogni territorio macroregionale sarebbe stato sovrano nelle proprie attribuzioni e messo sullo stesso piano dello stato centrale, cui sarebbero stati affidati pochi compiti di interesse generale, riguardanti l’intera confederazione.

Questa proposta è stata respinta e ogni altro tentativo di riforma di questo paese, per mettere fine alla rapina fiscale a danno dei territori produttivi, non è mai arrivata a compimento.  Ciò ci costringe a dire, come Artur Mas, che siamo stufi e che non ci viene lasciata altra scelta: dobbiamo dividerci.

La colpa di tutto questo non è nostra, è solo dello stato italiano e dei suoi rappresentanti che hanno sempre rifiutato ogni proposta di cambiamento proveniente dai nostri territori, non lasciandoci altra alternativa che la secessione.

Le nostre assemblee regionali, constatando il continuo rifiuto dello stato centrale di dividere il potere sul territorio, devono dichiararsi enti sovrani e ridare la parola ai nostri popoli, tramite il referendum sulla propria indipendenza, perché la scelta secessionista non deve cadere sulle teste dei nostri concittadini come è successo 150 anni fa con l’unità d’Italia.

La via indipendentista è semplice, chiara, lineare ed inclusiva ed è l’unica possibilità rimastaci per sopravvivere: o mettiamo fine noi all’unione o l’unione metterà fine a noi, conducendoci alla tirannide e alla sospensione delle nostre libertà. La persecuzione fiscale che si sta realizzando con metodi da Grande Fratello orwelliano è il primo passo.

Liberarci non sarà un percorso facile: lo stato cercherà in tutti i modi di impedirci la consultazione democratica e nel frattempo continuerà a togliere poteri alle nostre assemblee regionali, perchè è nella natura di chi detiene il potere non accettare che due Soli splendano nel medesimo firmamento. Ma non temete: noi ce la faremo, ne sono certo.

Ci riusciremo perchè quello che ci guida non è la ricerca spasmodica del potere, ma la continua ricerca della felicità e della libertà e nessun tiranno, che sia un re o un governo, è mai riuscito a negarle in eterno.

Fonte: DIRITTO DI VOTO

http://www.dirittodivoto.org

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Questa voce è stata pubblicata il 3 gennaio 2014 da .

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